Istituzionale
2020 e turismo: l'anno della pandemia
Non ci sono sorprese sui dati consuntivi del turismo nella Regione Veneto: -54,4% nel numero di arrivi rispetto al 2019 e -61,1% presenze segnano l’anno pandemico. Nonostante questi siano i dati rilevati dall’Osservatorio Turistico Regionale Veneto, l’assessore al turismo Caner apre comunque ad uno scenario di fiducia: “(..) si deve aggiungere la convinzione che le straordinarie potenzialità dell’offerta veneta non sono minimamente state intaccate e che la prima regione turistica d’Italia mantiene inalterati i suoi punti di forza, purché anche in futuro sappia innovarsi e stare al passo con una domanda in continua evoluzione”.
Il calo drastico è dato, come prevedibile, dal turismo straniero che purtroppo lo scorso anno ha registrato un -68,3% rispetto all’anno precedente. Ottimo invece, rispetto al contesto, l’andamento turistico del periodo estivo, grazie al traino della domanda domestica: il turismo di prossimità ha ottenuto un +6% nel mese di luglio, un +15% ad agosto e un +24% a settembre.
Segni positivi che purtroppo non vanno a toccare le città d’arte e le località termali, destinazioni che non hanno potuto contare su più del 65% dei loro flussi annuali: la sola città di Venezia ha contato 9,4 milioni di presenze in meno rispetto al 2019 – passando da 13 a 3,6 milioni -; nel complesso sono 16,6 milioni le presenze turistiche perse nelle città d’arte venete. Il turismo montano, al contrario, registra un diminuzione tutto sommato contenuta: il -24,2% di presenze nelle zone montane è dovuto soprattutto alla chiusura degli impianti sciistici avvenuta nei mesi invernali.
IL TERRITORIO DELL’IPA
Rispetto al territorio dell’IPA Terre di Asolo e Monte Grappa, costituita da 14 Comuni del territorio veneto, la differenza percentuale tra gli arrivi 2019 e 2020 si attesta al -54,6%, mentre quella delle presenze sfiora il -45% (-44,8%).
Il grafico allegato evidenzia come la ripresa dei flussi sia iniziata nel mese di giugno, con luglio, agosto e settembre, in linea con i dati regionali, a trainare sia arrivi che presenze. Risaltano invece negativamente aprile per gli arrivi e maggio per le presenze, mesi che superano la soglia di decremento del 95%.
I comuni che nel 2020 hanno registrato i flussi turistici più consistenti sono Borso del Grappa, Asolo, Pieve del Grappa e Romano d’Ezzelino: i quasi 9.000 arrivi turistici registrati a Borso del Grappa corrispondono a più di 28.500 presenze; Asolo, con una permanenza media di 2 notti, conta circa 6.300 arrivi e 12.700 presenze; a Pieve del Grappa gli arrivi sono stati più di 5.000 con 19.000 presenze; Romano d’Ezzelino si distingue per la permanenza media - che si attesta sulle 6 notti - con circa 2.400 arrivi e 14.500 presenze.
E se non ci fosse stata la pandemia?
Il territorio dell’Intesa Programmatica d’Area, fino al 2019, mostrava un flusso turistico in costante aumento: dal 2011 al 2019, infatti, il numero di arrivi turistici è aumentato del 54,8%; le presenze del 63,6%. Anche i primi mesi del 2020, prima dell’arrivo del Coronavirus nella penisola italiana, mostravano un avvio positivo della stagione, sia negli arrivi che, in maniera particolare, nelle presenze. Per quanto riguarda i primi, i dati di gennaio e febbraio hanno registrato un incremento del 7,9% e del 16,8% rispetto al 2019; le presenze hanno invece segnato un +42,3% nel mese di gennaio e un +23,4% a febbraio. Partenza più che positiva che ha subito un arresto netto nel mese di marzo, stop che ha riportato arrivi e presenze a numeri inferiori rispetto al 2011. Si evidenzia tuttavia che, tra il primo lockdown – imposto nei primi mesi del 2020 – ed il secondo – iniziato verso la fine dell’anno -, non appena concesso lo spostamento per motivi turistici, i flussi hanno ricominciato a risalire riavvicinandosi ai livelli dell’anno precedente. Altro “segnale di speranza” è la permanenza media, che nel 2020 ha sfiorato la soglia delle 4 notti (3,91), mentre nel 2019 si era fermata a 3,22 e nel 2011 si attestava a 2,62.
- Annalisa Trentin -
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